Vangelo in briciole
7 novembre 2021

XXXII  DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

La Chiesa ci offre una pagina di Marco a dir poco sconcertante per l’atteggiamento e il commento di Gesù che non solo esprime un suo pensiero, ma soprattutto per l’insegnamento che scaturisce per noi e per tutti coloro che fanno della sua parola il programma della vita. Non sembra anche a te paradossale quanto afferma il Signore? Ma sappiamo bene come Gesù ami parlare per insegnare atteggiamenti, prese di posizione, ma soprattutto convincimenti. Possiamo anche azzardare che Gesù guardando questa vedova ed il suo gesto stia pensando a se stesso. Chi era Gesù se non un povero predicatore, senza fissa dimora, povero per scelta perché pur essendo Dio si è fatto povero per noi. Una povertà sconcertante se ricordiamo il brano del Vangelo di Giovanni che ascoltiamo e meditiamo il giorno del Natale: “… Tutto è stato fatto per mezzo di lui… In lui era la vita… Il mondo fu fatto per mezzo di lui… Venne tra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto…” (cfr.  Gv 1, 1-14). Una povertà tale che dirà: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo hanno i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8,20). Sulla croce ha gettato tutta la sua vita nel tesoro del mondo: “Padre, nelle tue  mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46). In questo immenso tempio di Dio non fatto da mani di uomo, il tempio della storia, di un popolo che cammina verso il Regno senza avere borsa, né sandali, né bisaccia. E’ Lui simboleggiato da questa vedova. In quell’episodio il Signore pensa certamente e annunzia il suo dono, il suo perdersi, la sua croce: “Chinato il capo spirò” (Gv 19,30). Per questo il Signore insegnando a pregare ci offre il “Padre nostro”, dove esprimiamo che il segreto della riuscita del nostro vivere è proprio nell’abbandono in Lui: “sia fatta la tua volontà”. Niente di noi è nostro, se non il peccato: tutto è suo e tutto è per Lui: tesoro nel quale doniamo la nostra vita: gioie e dolori, fatiche e speranze. Ne viene di conseguenza che è lontana dal cristiano, chiunque sia, laico o consacrato, l’ostentazione farisaica, il desiderio smodato del prestigio e tanto meno l’offesa verso i poveri con l’arricchirsi sfruttando i deboli e gli indifesi. Bisogna diffidare di coloro che ostentano anche la loro appartenenza a Cristo commettendo ingiustizie continue verso coloro che “non hanno santi in paradiso” come si dice in gergo popolare. Gesù non ha avuto buoni rapporti con i farisei proprio perché il loro cuore non era aperto a Dio e al prossimo. Quanti ancora oggi sono farisei, anche nella chiesa! La donna vedova nella sua semplicità e povertà sì che è l’esempio del credente che affida a Dio, con il cuore grato, tutta la sua vita. Per questo Gesù vede se stesso in lei, nella sua offerta di tutta la vita. Dio non ama il superfluo perché nella sua logica illogica il superfluo è farisaismo; il donare tutto quello che si è e si ha è abbandono amoroso. Questa è la fede! Amiamo questa “donna”, imitiamola nel dono di noi stessi e questo ci porterà a Gesù, che è il Signore nostro, perché nel dono di vita noi abbiamo la vita.

Don Pierino